Compito particolare, affrontare i lavori di Ernesto Cosenza.

 Questo signore è interprete di un'arte figurativa geniale, veloce nella fattura quanto difficile da identificare: a differenza di altri creativi, spesso non "costruisce" un qualcosa che prima non esisteva e che ora c'è, e neanche lo si può considerare artista semplicemente figurativo.
 La macchina fotografica è mero braccio tecnico del suo occhio indagatore, della sua acuta intelligenza visiva, di un "saper entrare" nel mondo della materia senza toccarla. La sua originalità è totale, anche se forse non ancora apprezzata come dovrebbe.
 Tanti bravi fotografi sanno produrre bellissime immagini di paesaggi, visi, particolari affascinanti, ma lui, in molti lavori va oltre il figurativo puro e semplice, sapendo "vedere" quanto nascosto dietro una colata di vernice, una prospettiva, un’ombra che a noi sfugge, sapendola scovare in qualcosa "altro" che vive fra le pieghe di un pezzo di materia, vivente o meno.
 Per esempio, l’andar per boschi - per noi sensorialmente solo piacevole per temperature, cromìe e paesaggi naturali - è per lui fonte d’ispirazione per far risaltare il nostro "non visto" grazie a una fotografia, un “ente" che sapremo poi riconoscere solo grazie alla sua indicazione. Con le sue immagini, senza elaborazioni, senza l'aiuto di luci e filtri, saprà far vivere, risaltare, emergere un viso, un animale, una qualsiasi entità che … solo dopo il suo scatto diverrà perfettamente riconoscibile.Ecco, Ernesto Cosenza, fotografo di origini calabresi, sa far uscire i suoi personaggi dall'ombra, come uno scultore immaginario che li faccia emergere dal niente, sapendoli sfiorare con il suo sguardo inimitabile, eternizzandoli con un velocissimo click.
 E' questo che ci seduce dei suoi lavori: il saperci spesso proporre qualcosa di unico, senza averlo minimamente toccato o manipolato. Potremmo considerare Ernesto Cosenza fotografo ecologico, per la sua capacità di creare arte, senza modificare ciò che opera d'arte diventerà.

 Ferruccio Capra Quarelli